Facendo finta che ci sia ancora
qualche lettore che mi segue e che esista davvero qualcuno in trepidante attesa
di scoprire l’epilogo della storia dei regali sbagliati, aumento la suspense e
nel frattempo comincio a raccontare come abbiamo vissuto quei giorni sotto la
minaccia di un’alluvione.
Innanzitutto, premetto che prima
di essere preoccupata per me stessa e per i miei conoscenti ed amici qui nel
quartiere, ero preoccupatissima per una famiglia di ex vicini di pianerottolo
che hanno traslocato dal nostro condominio nel 2010 e si sono trasferiti in una
bifamiliare in un altro comune. Hanno traslocato durante l’estate e in autunno si sono
ritrovati inaspettatamente a dover affrontare un’alluvione, con argini rotti e fiume esondato. Hanno avuto dei
danni ingentissimi, considerando poi che non si è trattato solo di danni materiali, ma anche di danni
psicologici, perché dopo un’esperienza del genere ti resta la paura, non ti
senti più sicuro dove vivi (ed adesso lo capisco ancora meglio, perché l’ho in
parte vissuto anch’io). Pensate ad esempio a come si può spiegare a dei bambini
perché prima li hai fatti traslocare da una casa dove comunque erano felici ed
avevano degli amichetti per poi non poterli più far tornare nella casa nuova
per almeno un mese finché la Protezione Civile non ti dà il permesso di
rientrarci, nemmeno per recuperare i loro giocattoli?
Non si può dire che da
un’esperienza del genere non ti riprenderai mai, no, ma ti resterà sempre un
po’ di angoscia che riaffiorerà ogni volta che pioverà. Così come è successo
nelle scorse settimane.
Dopo giorni e giorni di pioggia
quasi ininterrotta, ho cominciato il 31 di gennaio a veder comparire sulla mia
bacheca di FB le foto pubblicate dalla mia ex vicina in cui si vedevano i campi
in prossimità della casa in cui abita adesso e che sembravano le immagini di
una palude o una risaia. E nei giorni successivi, non smetteva più di piovere,
perciò eravamo sempre più in ansia i per i nostri amici.
Lunedì 3 febbraio però abbiamo …
cioè, in realtà, io (Marito era abbastanza serafico e imperturbabile, più tardi
spiegherò perché) ho cominciato a preoccuparmi un po’ di più per noi e per la
situazione nel nostro quartiere. Oltre a vedere che la pioggia non accennava a
diminuire, ho cominciato a vedere su FB post di amici che abitavano da altre
parti del mio quartiere e che denunciavano i primi allagamenti. Nel frattempo
tenevo d’occhio una pagina di un giornale locale che pubblicava aggiornamenti
in tempo reale. Da lì sono passata a tenere d’occhio anche la pagina FB del mio
comune e quella della Protezione Civile. In seguito ho scoperto della nascita di
alcuni gruppi che pubblicavano post con aggiornamenti dei cittadini sulle varie
zone della provincia a rischio di alluvione o dove c’erano canali che erano già
esondati. Questi gruppi mi davano la possibilità di seguire meglio che cosa
stava succedendo: scoprivo così che il livello del Bacchiglione e di molti
canali secondari era sempre più inquietante e che gli allagamenti erano già in corso in molti paesi ed aree della provincia, comprese alcune vie del mio quartiere.
Al lunedì sera avrei dovuto
portare Figlia a danza, ma per farlo avrei dovuto recarmi in macchina nella
zona industriale e oltrepassare uno dei canali che delimitano la zona
residenziale del quartiere. Non me la sono sentita: anche se fossi riuscita a passare
il ponte senza problemi, ho cominciato a temere che il canale potesse esondare
nel frattempo (durante le due ore in cui dovevo lasciarla lì), e se questo
fosse accaduto, come avrei potuto poi andare a recuperarla, a nuoto?! Quindi ho
mandato un messaggio alla responsabile della scuola di danza e siamo rimaste a
casa (alla fine non è stata quella la canaletta che è esondata, però!)
Il mattino dopo, per prima cosa ho
visto dalla finestra che almeno intorno al mio condominio la situazione era
ancora sotto controllo, poi ho controllato in internet se si diceva che
qualcosa riguardo all’eventuale chiusura della scuola o alle condizioni delle vie
nei dintorni, ma sembrava che la situazione non fosse ancora così allarmante,
così ho portato Figlia a scuola, a piedi, naturalmente. Quando sono stata lì
sono venuta a sapere da una mamma che una delle stradine vicino a casa mia era
già allagata, così mi sono affrettata a tornare a casa. Quella mattina non ho
combinato nulla di concreto in casa, perché in pratica ho trascorso tutto il
tempo a guardare dalle terrazze com’era la situazione e a leggere su FB i post
dei vari gruppi, ma anche quelli di amici e vicini di casa. Ad un certo punto,
ho cominciato a ricevere un po’ di telefonate di mamme allarmate perché aveva
cominciato a girare la voce che bisognava andare a prendere i figli a scuola in
anticipo… ma questo sarà materiale per la
prossima puntata. Sono o non sono una maestra della suspense? Sarà mica
per tutti quei telefilm che guardo?